I
Conti Viscido di Nocera
di
Salvatore
Cingolo
Nel
novembre del 2000 si tenne un
convegno promosso dal Comune di
Giffoni Sei Casali sulla torre costruita intorno al 1050 a
Prepezzano. Gli atti sono stati ora pubblicati dall’Amministrazione
Comunale e le conclusioni raggiunte in quella sede da illustri
relatori-prof Renato Sparacio, Ordinario di Scienza delle Costruzioni
nell’Università di Napoli; dott. Mario Putaturo Viscido di Nocera,
Consigliere della Corte Suprema di Cassazione; dott.ssa Adriana Carnevale,
Vice Soprintendente Archivistico per la Campania, oltre al sottoscritto -
sono state condivise dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per
il Paesaggio per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico
di Salerno e Avellino che, conprovvedimento
del 22 gennaio 2003 n. 108, ha vincolato la torre medievale dei
Conti Viscido di Nocera, ai sensi decredi legislativo
29 ottobre1999 n. 490, con
una relazione tecnico-scientifica che ha condiviso le linee
della ricerca genealogica del casato.
Il
Sindaco dott Rosario D’Acunto, ha quindi conferito nel corso di una
cerimonia svoltasi nella sede comunale il 5 ottobre 2003, in presenza di
politici, studiosi e dal sindaco di Calabritto, la cittadinanza onoraria
del Comune di Giffoni Sei Casali a Mario Putaturo Donati, discendente per
parte materna dai Conti longobardi Viscido di Nocera, per i
meriti
acquisiti
verso la collettività nel propagandare sul piano
storico-culturale la torre mastio di Prepezzano, nel sollecitare
l’attenzione dell’Autorità preposta all’apposizione dei vincolo
monumentale e nel promuoverne la diffusione anche
con puntuali scritti.
Mario
Putaturo è. infatti autore di un volume pubblicato nei marzo del 2002
dall'editore Rubbettino di
Soveria Mannelli, intitolato I
Conti Viscido di Nocera. Una famiglia Longobarda consanguinea dei Principi
di Salerno della prima
dinastia. Il
testo, che reca sul frontespizio la riproduzione della torre mastio di
Prepezzano. e corredato dagli stemmi delle famiglie nobili calabrittane,
da numerose
fotografie tra cui quella del castello di Quaglietta.
appartenuto alla famiglia, e da dipinti di antenati; in appendice,
presenta tavole genealogiche e
trascrizioni
di sei pergamene inedite e di doumenti dell’ archivio gentilizio
riguardanti i Viscido.
Su
tale opera si e svolta il 24 ottobre 2003, presso l’Istituto
Universitario Suor Orsola Benincasa, a Napoli, una tavola rotonda con la
presidenza del prof. Errico Cuozzo. ordinario di Storia medievale presso
Atenei Napoletani e Romani, e con l’intervento di S. E Dott. Vincenzo
Galgano, Procuratore Generale della Corte di Appello dì Napoli e storico,
nonché di quelli della dott.ssa Adriana Carnevale e del prof. Renato
Sparacio, studiosi già presenti al convegno di Prepezzano. Mentre per
sopravvenuti impegni non ha potuto introdurre i lavori il prof. Francesco
De Sanctis, Magnifico Rettore dell’Istituto Universitario, sono stati di
grandissimo interesse gli interventi del prof. Sparacio sullo Torre di
Prepezzano, della dott.ssa Carnevale sulla composizione dell’archivio
gentilizio, del Procuratore Generale sulla vicenda genealogica-storica
sociologica dei Conti Viscido di Nocera, trasformatasi con il
passare dei secoli, da comandanti militari e feudatari in giuristi ed
accorti amministratori.
Il prof. Errico Cuozzo ha sottolineato la validità della ricerca
svolta dall’autore, relativa al lignaggio comitale de Viscido del genere
Alfano, della discendenza dai Principi-Sovrani d Salerno della prima
dinastia, poiché basata su puntuali fonti storiche e su dati tratti da
pergamene,alcune delle quali divulgate soltanto con la pubbicazione.
Il
prof. Cuozzo ha anche richiamato lo studio in due volumi del 1992, a cura
dell’Ecole Francais
de Rome, intitolato “La
Pruìcipauté Lombarde de Salerne” di Huguette Taviani-Carozzi
precisando che la studiosa, ordinaria di storia medievale in Francia, ha
svolto sui lignaggi comitali longobardi salernitani -
tra cui quellio degli Alfano, dello stesso genere dei Viscido -
e sulla consanguìneità di tali casatì con i Principi di Salerno
una ricerca approfondita ed esaustiva le cui conclusioni coincidono con
quelle cui è pervenuto Mario Putaturo Donati Viscido con percorso del
tutto autonomo.
L’autore
del libro ha ricordato la distruzione, in occasione del sisma del 1980, di
centri abitati e di persone nell’alta valle del Sele -
da sempre propaggine salernitana, prima di essere parzialmente
accorpata alla provincia di Avellino alla fine del secolo XIX -
e l’intento di tramandare alle future generazioni le importanti
memorie raccolte. Ha precisato che della classe nobiliare di Calabritto
facevano parte tre famiglie di etnia longobarda, quali i de Urso di San
Cipriano Picentino, i discendenti dei Conti Papa di Campagna ed i Conti
Viscido, ed una normanna come i del Plato, Baroni di Quaglietta, oltre ai
de Feo ed ai Vitamore.
Alla
presentazione ha assistito un folto pubblico che ha riempito interamente
la Sala degli Angeli. Tra i presenti
sono stati notati il prof. Franco Casavola, Presidente della Corte
Costituzionale e consorte, il dott. Francesco Amirante, giudice della
Corte Costituzionale e consorte, il dott. Vincenzo Baldassarre, Presidente
di Sezione della Corte di Cassazione, numerosi altri esponenti della
Suprema Corte, il dott. Stefano Trapani ed il dott. Roberto D’Aiello,
Presidente del Tribunale dei Minori e Procuratore aggiunto, il dott. Luigi
Giampaolino, Presidente di sezione della Corte dei Conti e Capo Gabinetto
del Ministero dell’industria, rappresentanze del mondo accademico e
forense tra cui il Presidente dell’Ordine. avv. Franco Landolfo. Erano
anche presenti esponenti della nobiltà napoletana tra cui il principe
Francesco d’Avalos. il conte Fabio Sifola di San Martino, Francesco
Bonanni barone d’Ocre, l’avv. marchese Lucio de Luca di Melpignano, il
nobile Raimondo Lignola, l'avv Carmine Antonio del Plato
barone di Quaglietta, Lucio Mazziotti barone del Celso, il dott. Umberto
Tacconi marchese di Stizzano, la marchesa Immacolata de Luca Tupputi
Schinosa, l'arh. Nicola Giovene
dei duchi di Girasole.
Hanno
espresso voti augurali il nobile
Giuseppe Barracco, l’avv. Guido Imperiali
marchese di Francavilla, il conte prof. Gino Collenea Isernia
ed il dott. Rosario D’Acunto, Sindaco di
Giffoni Sei Casali.
(pubblicato sul bimestrale di cultura, società, appuntamenti
“l’Agenda” di Salerno e provincia, gen-feb 2004)
Lunedì
21 Agosto 2006 16:31 |

TUTTI
A CASA!
La vacanza intesa come scambio per arricchire lo
spirito e ritemprare il fisico: quella più originale la si fa alla
riscoperta dei Borghi autentici d'Italia e d'Europa
Mancano ancora una ventina di giorni alla storica data del fatidico
“Tutti a casa!” dell’8 settembre, ma stando a quanto
riferiscono ossessivamente i TG a tutte le ore molti italiani sono
già tornati a casa.
Molti però, come sempre puntualmente ci informa la TV niente
affatto preoccupata di ripetere la stessa identica notizia
dell’anno scorso, non sono neppure partiti.
Alcuni per necessità e mancanza di fondi, altri meritoriamente per
garantire le nostre vacanze.
Chi sono costoro? Baristi, albergatori, pizzaioli, bagnini, guide e
operatori turistici, animatori, gelatai, barcaioli, conferenzieri,
addetti alla sicurezza, cantanti musicisti e batteristi, oltre a
nani e ballerine che, specie nel nostro paese, non devono mancano
mai per animare lo spettacolo? Certamente.
Ma penso soprattutto a chi si è dato da fare per far sì che gli
ospiti abbiano potuto trascorrere una vacanza, o meglio un
soggiorno, la “villeggiatura” di cinquant’anni fa, di
qualità.
Oh bella, e in che consisterebbe poi questa?
Nel condividere, per esempio, la vita autentica di un piccolo centro
dei Monti Picentini (in Provincia di Salerno, ahi la
geografia!) che un po’ per celia e un po’ per non morire si è
trasformato in Paese-Albergo offrendo il meglio di sé che
rischiava di scomparire sotto il cumulo di vacanze standardizzate e
globalizzate, tutto compreso, anche il fatto di mettere per qualche
giorno il cervello in naftalina, così non ci si pensa più.
Io sono stato a Sieti, borgo medievale di Giffoni Sei
Casali (Salerno) che oltre a essere la città della “tonda
di Giffoni” (sto parlando di nocciole!) vanta un olio DOP
(denominazione d’origine protetta) spremuto a freddo da olive
coltivate fino alla rispettabile altezza di seicento metri sul
livello del mare e perciò con un tenore di acidità bassissima.
Ma Sieti non è solo questo: aria finissima, notti e giorni
all’insegna del silenzio più ricostituente, assenza assoluta
di zanzare (anche queste seguono i flussi turistici dozzinali!),
passeggiate senza sforzo ma anche in mountain bike o a cavallo,
amabilità e buona tavola con le specialità a base di funghi
porcini, nocciole, castagne e lumache per citare alcune leccornie
che non temono paragoni.
Fosse tutto qui, dirà qualcuno, di paesi così c’è pieno in
Italia, basta andare fuori porta…
Infatti, è proprio questo il paradosso: che non riusciamo a
valorizzare il patrimonio inestimabile che abbiamo, una vera risorsa
quando ci assale la voglia di lasciare da parte le occupazioni
abituali per tirare il fiato!
C’è riuscito invece il sindaco di Giffoni Sei Casali, Rosario
D’Acunto, a capo di un’amministrazione che da una decina
d’anni ormai ha scommesso sulla valorizzazione d’un paese che
rischiava di divenire un fantasma e oggi vede lentamente rifiorire
quelle attività economiche che sole possono frenare l’esodo verso
le “sirene” cittadine del lavoro sotto padrone o simili (caos,
degrado, depressione e spaesamento compresi).
Non è tutto. Il borgo di Sieti, uno degli antichi sei casali (di
due dei quali pare si siano però perse le tracce) conta palazzi
signorili, vanta una storia affascinante fatta di cardinali,
vescovi, studiosi, memorabili briganti, servi
di Maria, immagini miracolose: tutto evoca un senso di
mistero e induce al silenzio e alla meditazione.
Ciò non vuol dire che gli abitanti che popolano queste terre siano
“musoni”, tutt'altro! Amano conversare con i forestieri (e in
questo il sindaco è maestro) e sono pronti a esercitare
l’ospitalità più antica e autentica, quella della condivisione.
E fanno festa, ora in un casale ora in un altro: per le olive, per
le nocciole, per le antiche civiltà rurali, per far rivivere il
borgo antico, con un occhio di riguardo all’arte contemporanea e
alla storiche vicende del luogo di cui è testimonianza vivente
l’illuminato capo dei vigili, il tenente Salvatore Cingolo,
un vero topo d’archivi e biblioteche di mezza Italia!
Il sindaco sostiene che a Giffoni non si viene per vendere o
comprare qualcosa ma per condividere un territorio su cui poggia e
si rafforza l’identità di un popolo.
E il popolo di Giffoni Sei Casali l’ha capito, tant’è
che ogni occasione è buona per offrire e condividere con il
forestiero quanto di meglio hanno e sanno fare: gli asinelli per
portare in groppa i bimbi che un asino l'hanno visto sì e no in
televisione, la lana cardata a mano, il croccante, la crespella, il
calzoncello, dolci tipici preparati esclusivamente dalle famiglie
del posto. E il vino? Ah, già: quello è a volontà, e pure gratis!
O preferite l’all inclusive o la mezza pensione, che “era
meglio se restavamo a casa”?
Peppino
Zappulla |
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